Come è possibile che uno sparuto gruppo di ragazzi (dei ‘terribili’ anni 70’) possa essere diventato nel tempo una grande comunità, sparsa in tutto il mondo, in grado di aiutare i più deboli e in grado di ‘modificare la storia’, dove gli è stata data la possibilità, portando la pace in paesi in lotta da anni? Quali sono state le motivazioni che hanno fornito la spinta per andare 'oltre', verso le periferie?
Vangelo in periferia è un libro-manifesto della Comunità di Sant’Egidio in una edizione riveduta e ampliata del 2021.
Bussola di orientamento è la premessa del cardinale Carlo Maria Martini e l’introduzione a cura di Mario Marazziti [1]
spiega la necessità di questa nuova edizione: per ripercorrere un cambiamento rapidissimo e le risposte che da Roma, con un modesto inizio, hanno preso corpo. Queste risposte sono oggi a disposizione anche dei credenti per una stagione coraggiosa e di speranza, all’interno di grandi difficoltà e non solo per i “periferici”. Difficoltà, quelle acuite e fatte emergere con più forza dalla grande epidemia, che non avvicinano le persone e non riducono le differenze, ma piuttosto presentano conti pesantemente diversi e ineguali.
L’ampia introduzione di Mario Marazziti ci conduce, in modo analitico, nell’ambiente storico e sociale (e geografico) delle native periferie di Roma, territorio sul quale sono stati fatti i primi passi di questa comunità, a partire dagli anni 70’. Giocando d’anticipo di cinquant’anni, rispetto all’invito rivolto da Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, dove nel quarto capitolo viene affermata la dimensione sociale dell'evangelizzazione: una fede autentica mai comoda e individualista, implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra. Tutti i cristiani, anche i pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore (n. 183)
Sorprendente come, con cinquant’anni d’anticipo, questa comunità si sia messa in movimento, rispetto all’apertura voluta dall’odierno vescovo di Roma. Come sorprende trovare al fianco di quei ragazzi, pur essendo un gruppo laico, quei preti di frontiera che solo molti anni dopo hanno trovato notorietà tra i fedeli:
alla borgata Alessandrina celebrava Carlo Maria Martini.
E sempre in scantinati e locali di fortuna,
le prime liturgie alla Garbatella un giovane e comunicativo don Vincenzo Paglia, il quale ebbe una visione, il presepe vivente non come invenzione pedagogica, ma come realtà evangelica. Riproposto, più tardi, come tradizionale appuntamento annuale nel Pranzo di Natale a Santa Maria in Trastevere dalla comunità di Sant’Egidio.
Chi vede oggi Roma non può capire il contesto di una capitale ‘esplosa’ urbanisticamente, dagli anni 50’ in poi, e di una popolazione di ‘invisibili’ che occupava spazi, con le loro baracche, costruite anche in una sola notte, dove fogne, acqua e luce si collegavano dopo. Leggendo questo libro si comprendono le motivazioni di un gruppo che ha avuto il coraggio di porsi come 'giovani in uscita', accompagnati da una chiesa in uscita; si comprende come nasce quella che Marazziti chiama una Antropologia dialogica, che è diventata “ponte” tra mondi separati, sempre in movimento, mai conclusa;
Alla base di tutto c’è la convinzione che la forza del Vangelo vissuto e comunicato può cambiare il mondo in cui viviamo, cominciando a cambiare sé stessi. (pag. 65)
Marazziti fa un’analisi approfondita sulle problematiche di quelle periferie, fatte di invisibili, lontani da qualsiasi percezione spirituale, compressi da esigenze materiali imposte dal soprav-vivere quotidiano del sottoproletariato, e di come l’unico gruppo ‘rivoluzionario’ (e silenzioso) sopravvissuto a quel periodo storico possa aver contribuito ad un cambiamento culturale della popolazione emarginata, con gli strumenti dell’inclusione e della condivisione.
Il libro quindi si distende in riflessioni della comunità sulla Parola del Vangelo, le quali hanno costituito il midollo spinale di questa comunità.
Perché come ha affermato monsignor Vincenzo Paglia: Il vangelo contiene non una storia, contiene l’amore di Gesù che ti spinge ad uscire da te stesso se non lo capisci. Perché siamo andati lì? [le periferie]
Perché abbiamo ascoltato il vangelo. Perché il vangelo trasmette a chi lo ascolta quella buona notizia che lo spinge ad andare oltre.
Il senso di questo andare oltre lo ritroviamo in una di quelle loro riflessioni, a pag. 272 del libro, dal titolo significativo:
Una nuova umanità
Ognuno di noi, guarito dalla paralisi delle proprie mani, può curare l’umanità malata della gente dei nostri quartieri. Assieme possiamo costruire una nuova umanità da proporre alle persone che ci vengono incontro. Guardiamoci intorno per vedere chi con le mani tese si rivolge a noi per essere guarito, per lavorare, per vivere bene.
Per questo impegniamoci tutti a costruire la comunità: chi è accogliente stia alla porta ad ospitare, chi sa ascoltare impari a comprendere le domande che salgono dal bisogno di tanti.
Ognuno di noi impari, anche se è guida per gli altri, che uno solo è il Maestro…
perché come dice il salmo:
“se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”. (Sal 126,1)
L'invito di questo libro è proprio questo: "Coraggio ed andiamo oltre!"
[1] Mario Marazziti giornalista e scrittore, editorialista per il “Corriere della Sera”, “Avvenire”, “Famiglia Cristiana”, “ Huffington Post” e a lungo portavoce della Comunità di Sant’Egidio, è stato Presidente del Comitato per i Diritti Umani e poi della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati dal 2013 al 2018.
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