Noi siamo figli di Dio solo se accettiamo il suo Invito
In un interessante articolo ‘La “Chiamata di san Matteo”. Un dipinto programmatico per Caravaggio e Niccolò Tornioli’, l'autrice Rita Randolfi analizza come gli artisti (nei vari periodi storici) siano stati ispirati da alcuni passi particolari del vangelo, riguardanti un aspetto caratteristico della vita del Cristo: L’invito.
In particolare, la chiamata di San Matteo, del quale Rita Randolfi scrive:
‘É davvero sorprendente constatare come un brano del Vangelo possa aver costituito più di altri una fonte di ispirazione per artisti e committenti, ancora più incredibile quando il testo si presenta come affatto descrittivo, ma talmente ricco di significato da accendere la più fervida immaginazione per essere trasformato in immagini, che devono necessariamente essere incisive, immediate, come lo scritto da cui sono tratte’.
In poche parole, Matteo spiega il suo cambiamento radicale di vita, affidando la narrazione a tre azioni di Gesù che esce, vede, e invita, seguite da due reazioni: Matteo si alza e si pone alla sua sequela. Questo il testo: «Passando per la via, Gesù vide un uomo, un certo Matteo, il quale stava seduto dietro il banco dove si pagavano le tasse. Gesù disse: ‘Seguimi!’. Quello si alzò e cominciò a seguirlo».
Rimandiamo al più completo e interessante articolo sul confronto tra il Caravaggio e Niccolò Tornioli al seguente link https://www.aboutartonline.com/la-chiamata-di-san-matteo-un-dipinto-programmatico-per-caravaggio-e-niccolo-tornioli/
Rita Randolfi ancora scrive: “Entrambi i pittori, seguendo il racconto evangelico, mettono in evidenza come l’iniziativa, e dunque l’azione, parta da Gesù, che posa il suo sguardo amorevole su Matteo, lo invita e lo inserisce in una comunità, rappresentata dai numerosi apostoli nella tela di Tornioli,
e da Pietro, simbolo della chiesa intera, in Caravaggio. In quest’ultimo di Gesù si vedono soltanto il viso, l’aureola sottilissima, e la famosa mano, ulteriormente ingrandita dall’autore, per evocare il passo in cui Isaia afferma al capitolo 59, versetto 1:
«La mano di Dio non è mai troppo corta per salvare».
Gesù, dunque, la cui mano è una citazione di quella dell’Adamo michelangiolesco della cappella Sistina, è presentato come l’uomo nuovo, che ripara con la sua vita donata il peccato commesso dal progenitore e contemporaneamente sollecita in Matteo una conversione, con la premura di chi sa di poter regalare la vera felicità, ma senza imporsi.
Quest’atteggiamento di Invito lo ritroviamo anche in altri passi dei Vangeli; la settimana scorsa la comunità Verbum Dei ha meditato sul Vangelo secondo Luca
Luca 9,11b-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
L’Invito è una delle caratteristiche più importanti con cui Dio chiama ognuno di noi, nessuna costrizione pretende Dio da noi (nonostante molte religioni si fondano sul rispetto di regole a loro dire dettate da Dio)
Gesù non pretende la nostra conversione. Oltre ai su citati passi, quello della chiamata di Pietro può farci riflettere (primo episodio dei vangeli sull’argomento ‘invito’). Pietro deluso per una nottata povera di pesca viene invitato a continuare, a perseverare nella sua attività. Il consiglio sarà di gettare le reti dall’altra parte, un pescatore come Simone potrebbe deridere o lasciar perdere un tale matto che si permette di dare consigli ad un esperto come lui. Eppure, Pietro accetta questo invito e la barca si riempirà di pesci e di beni.
Quante volte non ascoltiamo l’invito, con la presunzione che noi abbiamo capito più di altri la realtà divina. L’atteggiamento di Pietro è stato di umiltà e del mettersi in ascolto del forestiero (non poteva certo sapere che un nazareno gli avrebbe cambiato la vita). L’invito è stato accettato pienamente e ha dato i suoi frutti.
Ma l’invito più magnifico è rappresentato da Michelangelo: la creazione di Adamo nella cappella Sistina è la sintesi perfetta di tutto il vangelo del Cristo.
Dio c’è, proteso verso l’uomo, trattenuto da angeli rischia di crollare su questa tormentata terra, tenta di tutto pur di far elevare l’uomo; un ultimo sforzo di Adamo è… ma l’uomo indolente si trattiene al contatto con la terra, vorrebbe andare oltre ma lo sforzo ulteriore non c’è. La creazione dell'uomo, figlio di Dio non è conclusa.
Spesso interpretato come la creazione di Adamo, possiamo solo constatare che non c’è nessuna scintilla divina tra le due mani. Sembrerebbe una mancanza di Michelangelo ma per quel centimetro mancante al contatto potremmo dire, più che la creazione di Adamo sarebbe meglio intitolare quest’opera “Invito al Regno dei Cieli”.
Michelangelo rappresenta, con questa raffigurazione, l’uomo moderno che fa fatica ad allontanarsi da questo mondo, accetterebbe l’invito ma non sente lo spirito che alberga in lui, non ascolta ciò che il Cristo è venuto ad annunciare “Il regno dei cieli è tra di noi, è dentro di noi”. Dobbiamo solo cercarlo.
Perché? Perché noi siamo figli di Dio ma solo se accettiamo il suo Invito. Non importa se tu sei un usuraio, un semplice pescatore o una prostituta, l’invito è anche per te, chiunque accetti l’Invito può entrare nel regno dei cieli.
Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova….
«Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella perduta». Luca 15,3-7
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