Riprendendo un nostro blog recente https://www.lesentinelle.info/post/sentinella-quanto-della-notte possiamo interrogarci, cos’è la ‘Notte’ soprattutto oggi per la nostra società dei consumi e del benessere?
La notte non è solo un momento della giornata. Potremmo dire è la notte della vita, la notte della pandemia, delle guerre che sembrano non avere mai fine, la notte di tante tragedie. Ma ancora più vicino a noi, possiamo dire che è la notte della solitudine di tanti anziani, degli emarginati, dei carcerati, dei senza tetto. Ma anche la notte di quella nebbia della mente che sono i pensieri tristi, quelli che vengono quando ci si abbatte, quando ci allontaniamo dagli altri precipitando nella più disperata solitudine. Allora come si può affrontare la Notte? Come Giuseppe che nella notte sceglie di ascoltare la voce di Dio:
Mt 2,14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto
Caravaggio “La fuga in Egitto”
Recentemente ho avuto occasione di partecipare ad un ‘Corso sulla scrittura’ organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. Evento organizzato nel mese di gennaio, a margine della grande festa che è il ‘Pranzo di Natale’ https://www.santegidio.org/pageID/30156/langID/it/IL-PRANZO-DI-NATALE.html
L’incontro è stato denso di spunti e riflessioni soprattutto sulla ‘notte’ che molti vivono. Il ‘Pranzo di Natale’ rappresenta una luce nella notte, con la sua capacità di fare festa anche davanti al dolore. Non solo a Roma ma in tante parti del mondo, soprattutto dove la sofferenza è più sentita. La riflessione di questo incontro si è focalizzata sulla figura di San Giuseppe, uomo santo ma anche uomo comune. Giuseppe l’uomo dei dubbi, l’uomo dei sogni, l’uomo dell’ascolto, l’uomo che apre il cuore e prende su di sé il corso della storia.
Partendo dal vangelo di Matteo, la figura di Giuseppe, che sembrerebbe marginale, è caratterizzata da tre aspetti, soprattutto quando sembra trovarsi senza una via di uscita:
> Giuseppe è l’uomo dei sogni e colui che impara a sognare proprio quando sembra che il suo sogno o i suoi sogni siano infranti;
> è colui che ascolta la parola di Dio, si fida della parola dell’angelo; ànghelos significa messaggero della volontà di Dio, colui che porta il lieto annuncio.
> è l’uomo che sa prendere con sé: egli è colui che ha aperto il cuore a quel figlio concepito misteriosamente e con cui si forma un legame profondo, così come verso quella giovane donna che secondo i dettami del tempo doveva essere ripudiata.
Per la nostra generazione, per il nostro tempo è un grande esempio. Spesso ci troviamo davanti all’imprevisto, e quante volte ci siamo sentiti davanti ad un vicolo cieco, incapaci di qualsiasi azione. Davanti all’imprevisto abbiamo bisogno di non chiuderci nel presente, non chiuderci nel vittimismo come spesso accade. Giuseppe avrebbe potuto sentirsi vittima di una situazione più grande di lui, sentirsi non in grado di poterla governare, mettendo a rischio il suo futuro. Giuseppe però non reagisce così, diventa un uomo che impara a sognare nelle difficoltà, ponendosi le domande giuste per poter uscire da situazioni drammatiche e trovare una soluzione, ascoltando e soprattutto facendo delle scelte personali che corrispondono ad una prospettiva di futuro.
Giuseppe si comporta in maniera responsabile, non pensa all’istante ma pensa al futuro di Maria e del bambino, si assume una responsabilità adottando il futuro bambino come fosse suo, anche se non è figlio di sangue, prepara un futuro diverso non solo per sé ma anche per il mondo intero. Giuseppe ha sete di futuro, ha fame di speranza. Da uomo del dubbio diventa uomo d’ascolto e nell’accogliere le parole dell’angelo esce dalle difficoltà.
L’ascolto di Giuseppe avviene sempre nella notte. Come la notte vissuta da Anna che sembrava non avere uno spiraglio di luce. Anna è una rifugiata siriana, oggi residente in Italia grazie ai corridoi umanitari organizzati dalla comunità:
“Io nella difficoltà ho avuto la fortuna di incontrare l’amore della comunità, per questo il mio sogno è che ogni persona in difficoltà possa incontrare lo stesso amore. Ed oggi capisco che questo dipende anche da me, che posso essere anche io qualcuno che trasmette questo amore”.
Anna come San Giuseppe ascolta i suoi sogni e comprende che quel dipende anche da me può trasmettere altro amore. Questa comprensione gli è stata data dall’amore con cui è stata accolta dalla comunità di Sant’Egidio, nell’essere aiutata ad uscire dal vicolo cieco della guerra e dallo status di profugo.
Michelangelo "Tondo Doni"
Vi sono molte interpretazioni in proposito, ma di base osserviamo che i nudi sono simboli del mondo antico, pagano, prima della rivelazione, mentre la famiglia simboleggia l'umanità nuova che ha accolto Cristo.
Possiamo dire che mentre Maria volge lo sguardo spiritualmente verso il cielo, Ella affida il Cristo all’uomo terreno, all’uomo dell’accoglienza, si affida a Giuseppe. La comunità di Sant’Egidio rappresenta oggi il senso di questo affidamento e di questa accoglienza. Una luce nella notte per la nuova umanità.
Comments